CHIESA MADRE

S A N  G I O V A N N I  B A T T I S T A

D I

C H I A R O M O N T E

 

Quando i bizantini si insediarono nelle nostre regioni  portarono la loro cultura e la loro religione con il rito ortodosso e i loro santi. Onomastica e toponomastica, da Maratea al mar Ionio sono di matrice greca. “ Giungono nel 732 dall’oriente a Maratea un’urna contenente il torace di san Biagio Martire, Vescovo  di Sebaste e un’urna contenente il corpo di uno dei santi che portano il nome di Macario. Sono custodire nella Basilica di San Biagio.  ”  ( Cfr. C Calza: Cronologia della Storia della Città di Maratea – pag. 4.) Dopo 355 anni, Il 9 maggio del 1087, giungono dall’oriente a Bari le spoglie di San Nicola e subito il culto del Santo si  propaga non solo nell’Italia meridionale. Ne è prova il fatto che dall’Alto Adige alla Sicilia, nel corso degli anni, ben 27 comuni adotteranno il suo nome per toponimo e numerosissimi lo eleggeranno a loro protettore. Nella nostra zona sarà proclamato protettore a Lagonegro, a Rivello e a Lauria Castello, oggi Superiore.

Certamente il culto di questo Santo sarà presente subito anche nel territorio del medio Sinni e quindi a Chiaromonte. E a San Nicola o Niccolò o Nicolò, viene dedicata un chiesa di non grandi dimensioni nei pressi dell’ odierna Piazza, probabilmente identificabile con la chiesa alla quale si accede dalla scalinata che porta a via M. Pagano e che rimane sottostante alla sacrestia dell’attuale chiesa di San Giovanni, adibita fino a pochi anni fa a deposito – ripostiglio della parrocchia.  Solo successivamente sarà dedicata a San Giovanni Battista,  probabilmente nell’epoca normanna, tra il XII e il XIII secolo, quando il Conte Federico riceve in dono dal fratello Attanasio le reliquie di San Giovanni.  O forse a San Giovanni Battista sarà dedicata la nuova chiesa, l’attuale, dato che la sua costruzione potrebbe risalire proprio a quell’epoca. (Cfr. g. percoco, La contea di Chiaromonte prima, durante e dopo i Normanni in I Normanni d’Italia barbari geniali di F. Baruchello, Zaccara editore 2004 pag. 239)

Nel corso del XVII secolo, la chiesa  viene dotata di un organo donato dal Vescovo Bernardo Giustiniani, sostituito dopo il 1955 con uno nuovo della ditta Ruffatti.

La Chiesa assume la forma attuale solo nel 1790, quando è ristrutturata quasi completamente dal Vescovo Salvatore Vecchioni.  Nel 1838, al tempo del Vescovo Antonio Cinque si ricostruisce il coro che, come risulta da sicuri documenti, stava per crollare. Contemporaneamente viene restaurato il tetto e la volta. A decorarla sarà chiamato il pittore lagonegrese  Antonio Cascini che vi dipinge episodi del Vangelo, della vita  di San Giovanni e due Santi.

Sulla seconda colonna destra per chi entra, fino al 19….. ,sporgeva  il pulpito e nel presbiterio era posto il trono episcopale, perché, di fatto, ancor prima del XVI secolo, i vescovi della diocesi di Anglona e poi di Anglona-Tursi, risiedevano abitualmente a Chiaromonte.

Nel 1869, il Vescovo Gennaro Maria Acciardi consacra i tre altari principali: il maggiore, quello di San Giovanni Battista e quello della Madonna del Rosario, subito dopo che il Canonico don Antonio Ricci aveva provveduto a restaurarli in gran parte a proprie spese.

Un successivo restauro della chiesa rimonta al 1977, quando viene rifatto completamente il pavimento e si adegua definitivamente  il presbiterio alle norme del Concilio Vaticano II. Ma assume l’aspetto attuale solo con i lavori portati avanti tra la fine degli anni 90 e il  2001 quando, il 25 aprile, viene riaperta al culto .

Nel XVII secolo, nella chiesa di San Giovanni esistevano tre cappelle: quella del Corpus Domini,  quella della Visitazione e quella del Rosario, sedi di confraternite di laici, proprietarie di beni. Ciascuna delle confraternite aveva adottato un saio particolare del quale si vestivano i confratelli per partecipare alle processioni.

Sotto il pavimento della chiesa esisteva una antica sepoltura comune per i sacerdoti, coperta da una cui pietra che ora è affissa alla parete nei pressi dell’ingresso della sacrestia.

 La Statua della Madonna del Sagittario

Nella nicchia al centro dell’altare maggiore, è custodita la statua lignea della “  VIRGO LATTANS “, “MADONNA GALAKTOTROPHOUSA” ( Vergine che allatta ), scolpita in legno, risalente all’ VIII secolo, probabilmente al tempo in cui papa Gregorio  II raccomandò in una lettera, inviata all’imperatore Leone III l’Isaurico, prima che si impegnasse nella lotta  iconoclastica,  di propagarne la venerazione.

Non si sa in quale chiesa di Chiaromonte la statua rimase  custodita,  venerata  e quando e da chi è portata via e nascosta al fine di  difenderla  da chi avrebbe potuto distruggerla. Risulta  dal manoscritto dell’Abate De lauro che il ritrovamento della statua in un bosco di Chiaromonte, risale al 935. Il napoletano Silvestro Viola, autore dell’ opera “ Regno di Napoli Sacro “, nel 1654, afferma invece che  il ritrovamento  avviene durante la prima metà del XI secolo. In ogni caso, la statua si ritrova dopo l’ 842, quando la lotta iconoclastica era già cessata. E’ certo  che la statua, subito dopo il ritrovamento viene custodita in una chiesetta fatta costruire appositamente da un tale Marzio Tancredi e dopo breve tempo trasportata nella chiesa della Grancia di Ventrile, poi nella chiesa del Monastero del Sagittario.

Dal 1807, con la soppressione del monastero, viene trasferita nella Collegiata Insigne di S. Tommaso Ap. Di Chiaromonte, dove resta per decenni dimenticata. Nel 1950 viene rilevata dalla Sovrintendenza alle Belle Arti di Bari, restaurata ed esposta presso la Pinacoteca Provinciale di quella città. Nel 2001, per iniziativa di alcuni cittadini e del parroco don Vincenzo  Lo Frano,  si indice  una pubblica sottoscrizione di richiesta della Statua;  la Sovrintendenza di Bari accoglie la richiesta e finalmente la  statua ritorna a Chiaromonte, ma viene sistemata nella Chiesa Madre di S. Giovanni Battista.

 

Il Campanile

Sul lato sinistro di chi guarda la chiesa, si alza il campanile a tre ordini, di base quadrata che,  come si può notare da una fotografia della fine del XIX secolo, era di base ottagonale, e  la stessa cupoletta era ben diversa dall’attuale. Nella parte bassa del Campanile, è stata murata una iscrizione in caratteri gotici  le cui due prime lettere sono una M e una S che potrebbero significare: Mater o Maria o Magister o Marcius. Giovanni di Giura in un suo scritto sostiene, cosa poco probabile, che il fregio si trovava sulla terza porta alla base del campanile

Affresco presso la porta della sacrestia

Rappresenta un angelo a mezzo busto, ma avrebbe potuto includere altri soggetti. Se l’angelo fosse stato dipinto per intero, avrebbe avuto un’altezza di 65 centimetri. Non è stata stabilita neppure in via orientativa la data  della realizzazione del dipinto.